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Vi parlo di pace

di admin • Pubblicato il 11 Dicembre 2019 05:39:43Tra immagini e parole

Parlo a te, adolescente di Manfredonia;

Giusy, ti chiamavano i tuoi amici e i tuoi parenti

ed anche chi ti ha fatto violenza e

ti ha portato via dai tuoi cari.

Parlo anche a te, Abu Yassire, uomo di Falluja

e a te, Schiarha, donna di Bagdad, che al mattino

vi svegliate ringraziando il vostro Dio

di essere ancora vivi.

Tutto questo, tutto ciò che ci fa soffrire,

è male, è guerra.

Ma è amore e pace ciò che vogliamo

a questo mondo.

Perché una lacrima, per quanto grande e gonfia

di dolore, non può pulire un volto

ricoperto di sangue. (Federico Bocchine).

La poesia, scritta da un giovane ragazzo nostro coetaneo, è animata da un forte sentimento di opporsi alla violenza e alla guerra di cui il ragazzo sente parlare nelle notizie.
La prima strofa della poesia rievoca un evento accaduto a Manfredonia, in Puglia, nel 12 novembre 2004, che fu scena di una barbara uccisione di una ragazzina di 15 anni. Lo scrittore si rivolge a lei, che si chiamava Giusy quando chi gli ha fatto violenza la ha portata via dai suoi cari.
Nella seconda strofa si rivolge ad un uomo e ad una donna che vivono a Falluya, località dell’Iraq meridionale nota per i violenti attentati e bombardamenti avvenuti durante la guerra iniziata nel 2013, e che ogni mattina si svegliano ringraziando Dio di essere ancora vivi. Nell’ultima strofa, l’unica settenaria tra le due quartine, incolpa tutti questi eventi di farci soffrire, e continua scrivendo che è l’amore e la pace quello che veramente vogliamo a questo mondo. La poesia si chiude con un’ultima frase:

“Perché una lacrima, per quanto grande e gonfia di dolore, non può pulire un volto ricoperto di sangue”

Se mi ponessero la domanda se c’è qualcosa che non ti piace nel mondo in cui viviamo, qualcosa di profondamente negativo o sbagliato io risponderei che non trovo giusto che delle persone che possono permettersi i beni li sprechino, mentre ci sono altre popolazioni che nemmeno hanno l’accesso all’acqua potabile, che è un bene insostituibile e fondamentale per la vita dell’uomo. Ancora oggi, nel 2019 anni della tecnologia, di internet, dei collegamenti ultraveloci, dove in ogni parte del mondo prende il campo la rete digitale, ci siano persone che muoiono di fame e persone che sfruttano e si approfittano di essi per guadagnare, negandogli ogni diritto umano. Questo lo provo profondamente errato eticamente e umanamente, poiché si tratta di annullamento dei diritti umani. Una cosa inconcepibile da mente sana, eppure a volte succede, anche molto spesso e vicino a noi; per esempio i braccianti che arrivano su barconi scappando dalla guerra, dal male, non conoscendo nulla, non avendo nulla da perdere, salgono su queste macchine infernali chiamati barconi, mettendo a rischio la propria vita, nella speranza di una migliore. Questi per mantenere una la famiglia in uno stato di dignità, che a volte non c’è, sono obbligati a lavorare nei campi 12 ore al giorno per 2 euro l’ora, perché non hanno altra scelta. Qui, è qui che ogni diritto umano concepibile cessa e si entra nell’inferno dello sfruttamento. Tutto questo mentre alle spalle questi mostri sfruttatori, prioritari di questi terreni si arricchiscono a sproposito assumendo un comportamento disumano e inaccettabile.
Questa poesia offre, secondo me, spunto per una riflessione per i giovani, parlando di notizie che ogni giorno sentiamo al telegiornale. Questa poesia serve a sensibilizzare i giovani su questo argomento della guerra e del male, per far riconoscere ai giovani il bene e il male, per non far ripetere questi errori dalla futura popolazione, che in fondo siamo noi. Della poesia ritengo molto importante e significativa l’ultima frase, che rende bene il concetto dell’intera poesia imprimendolo con questa frase molto forte ma soprattutto significativa e realista.

De Sanctis Ludovico, 3A