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Il “Morto Vivente” dello Spazio

Scoperto astro che vince la morte

di admin • Pubblicato il 20 Dicembre 2017 17:03:23Speciale Ambiente

Gli astronomi ci hanno insegnato che anche le stelle hanno un proprio ciclo vitale, indicandone le fasi principali.
Una prima, denominata Protostella, nella quale iniziano le reazioni di fusione atomica e la stella diviene stabile con una velocità che varia a seconda della massa del corpo celeste sopracitato; una successiva, durante la quale la stella prende il nome di Gigante Rossa, caratterizzata dall’esaurimento di Idrogeno, convertito termonuclearmente in Elio, e dal raffreddamento degli strati esterni del corpo (il raggio è 75 volte quello del Sole); un’ultima, Nana Bianca, tramite la quale la stella si spegne lentamente ed ha un volume medio pari a quello della Terra e una massa pari o superiore a quella del Sole. Quando la sua massa supera il triplo di quella del Sole, tramite la forza gravitazionale, si trasforma in Buco Nero. Se una Gigante Rossa brucia tutto il Ferro presente sulla propria superficie, avendo però una massa che non le permette di divenire Nana Bianca, si verifica una violenta esplosione e la stella, raggiunto uno splendore di magnitudine assoluta pari a -18, diventa una Supernova “inquinando” l’Universo con degli elementi chimici di particolare importanza, essendo questi ultimi componenti di altri Pianeti e, in parte, del corpo umano.
Durante il mese di settembre del 2014 degli astronomi, guidati da Iar Arcavi, si accorsero della presenza della supernova iPTF14his all’interno della costellazione dell’Orsa Maggiore. In seguito a questa scoperta il corpo celeste esplose e, dopo un centinaio di giorni circa, riprese a brillare facendo crollare ogni nostra certezza circa la vita di una stella. Visto l’insolito comportamento della supernova gli astronomi decisero di informarsi sul passato della stella e scoprirono, con grande stupore, che già nel 1954 si assistette ad una sua prima esplosione. Come negli anni recenti, il corpo celeste si “rifiutò” di morire e riprese a brillare. Da ciò si ipotizzò che questa stella, data la sua alta quantità di massa e di calore, fosse in grado di produrre autonomamente antimateria all’interno del suo nucleo, garantendosi quindi un futuro di numerose, brillanti eruzioni ripetute negli anni.
Quest’ultime sono però semplici ipotesi, non vi sono informazioni certe al giorno d’oggi, la cosa più giusta da fare è seguire ogni mossa della stella iPTF14his in attesa che esse si convertano in fonti certe.
Detto ciò mi sento in grado di affermare che l’astronomia, essendo una scienza, è in continua evoluzione, esattamente come le nostre conoscenze su ciò che ci circonda e che nell’infinità dell’universo c’è ancora molto da scoprire.

Vincenzi Cristina  III E