venerdì 26 Aprile 2024

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SS1G “A. Baccelli”- IC.Tivoli 2- Tivoli centro – a.s.2022/2023

Una piacevole passeggiata alla Rocca Pia

di admin • Pubblicato il 26 Gennaio 2020 19:29:03La scuola dei Ragazzi e delle Ragazze

  Oggi 17/12/19 siamo andati a visitare la Rocca Pia con la Prof.ssa Tozzi e con la Prof. ssa Miele, è una bellissima giornata di sole perciò abbiamo fatto una piacevole passeggiata per raggiungere il sito che si trova a poche centinaia di metri dalla nostra scuola.
Abbiamo deciso, quindi, di elaborare insieme una relazione su questa uscita, per incoraggiare tutti i nostri compagni di scuola che non l’hanno ancora fatto, a visitarla,

 

La Rocca Pia è un monumento della nostra città che recente-mente è stato riaperto al pub-blico; è una fortezza costituita da 4 torrioni delimitata da mura merlate con un cortile interno.
La Rocca fu fatta edificare da Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, su una collina per controllare la città dall’alto e per evitare ribellioni popolari; il comune di Tivoli infatti ambiva ad una maggiore indipendenza economica e politica da Roma.
La Rocca fu costruita a partire dal 1461 ma è quasi certo che i lavori furono completati sotto Papa Alessandro VI.
È costituita da 4 torroni di forma circolare di dimensioni diverse, uniti da alti MURAGLIONI che delimitano lo spazio di un cortile interno. La torre più alta, che fungeva da mastino, è alta 36,50 m e al suo interno contiene 6 stanze sovrapposte, la seconda, alta 25,50 m ne contiene 5,mentre le due minori sono alte 18 m e ne contengono solo 3. Vennero costruite prima le due Torri più alte con il muro di cinta che è ora collegato al ristorante Incannucciata, il resto della Rocca venne costruita in parte con materiali dell’Anfiteatro romano sottostante che venne smantellato per avere una visuale migliore in caso di attacchi. L’entrata del castello era protetta da un fossato e da un ponte levatoio ed era orientata a nord. Sopra il frontone d’ ingresso campeggia una targa in marmo che recita “GRATA BONIS INVISA MALISINIMICA SVBERBIS SVM, TIBI TIBURE, EMI SIC PIVS ISTIVIT” che significa grata ai buoni, mal vista dai cattivi, nemica dei superbi sono qui per te o Tivoli, così decise Pio: da notare che l’aggettivo superba è associata alla città di Tivoli nell’Eneide di Virgilio, per tanto si potrebbe intendere che la Rocca Pia nemica della popolazione locale.

Elisa Hajrullai-Valeria Bernabei classe 1G

Sala 1: la Mazza cerimoniale

Le mazze cerimoniali, derivate dalle meno poetiche clave, o mazze, usate fin dall’antichità come armi da guerra, erano inizialmente utilizzate come un simbolo dell’autorità dei comandanti militari. Tra il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo, si diffuse dal Regno Unito, una vera e propria produzione di mazze sempre più riccamente decorate, con la parte superiore rialzata, su cui spesso era inciso lo stemma delle città. In seguito, le mazze cerimoniali, usate durante occasioni ufficiali come simbolo del potere comunale, iniziarono ad essere utilizzate anche dai vari Comuni. Quella qui conservata risale agli inizi 1800, e fu realizzata da una famiglia di orafi e argentieri piemontesi di cui fu capostipite Vincenzo Belli.                                                        Fabio Barone casse 1G

 Sala 3: il plastico della città di Tivoli

All’interno del museo sono esposte alcune opere acquistate nel corso degli anni che si vanno a sommare a quelle presenti nei magazzini e negli archivi del comune: ci sono acquerelli e acqueforti del ‘700, incisioni del Piranesi, un plastico in legno del città di Tivoli di Massimiliano Pontani. Proprio in questo plastico in legno è riprodotta la città di Tivoli, antichissima città del Lazio, situata su un ripiano calcareo di 175-230 metri, sulla sinistra dell’Aniene, nel punto dove questo fiume, dopo essersi ristretto fra il Colle Ripoli e il M. Catillo, gira intorno a quest’ultimo e salta, con una serie di cascate, un ripido gradino per scendere nella Campagna Romana.                                    Francesca Oliva classe 1G

Sala 4/5: rinvenimenti archeologici e Anfiteatro di Bleso

   L’anfiteatro adiacente alla Rocca prende il nome da un certo Blesus che, intorno alla metà del II sec. d.C. contribuì all’inaugura-zione  con 200 000 sesterzi e 200 giornate lavorative. La costruzione è di forma ovale, con l’asse maggiore di 90 m e l’asse minore di 50 m. La cinta esterna è decorata da semicolonne. Il pavimento era costruito da un miscuglio di malta e di breccia calcarea.
A rendere più travagliata la conservazione di questo monumento fu la decisione degli architetti della Rocca Pia di abbattere tutti i muri dell’ anfiteatro che superavano i 3 m di altezza e di interrare i rimanenti resti.  Il terreno fu trasformato , dal cardinale Ippolito d’ Este a parco di caccia ai margini del barchetto sorsero le scuderie Estensi e la caratteristica “Taverna della Rocca”. Agli inizi del Seicento, il parco passò al cardinale Cesi che lo trasformò parte in orto-giardino e parte in bosco. Nell’ anfiteatro sono stati trovati reperti non solo di epoca romana, ma anche di epoca medievale e moderna; sono stati rinvenuti anche sei frammenti di coppe antiche che vanno ad aggiungersi a quelli ritrovati nel 1927 nelle adiacenze dell’ anfiteatro. Oggi viene utilizzato per le manifestazioni pubbliche come sfilate, rappresentazioni teatrali e concerti. Elena classe 1G

Sala 7: gli abiti dei magistrati

All’interno della fortezza troviamo ancora intatti i vestiti dei nobili, abiti da cerimonia tra cui troviamo il vestito della persona che all’epoca guidava il comune (aveva un cappello bordato di oro) mentre gli altri abiti esposti erano dei magistrati. Oltre agli abiti ricchi e di lusso vi sono anche gli abiti dei servitori più importanti e le prime vesti degli alunni delle scuole gesuitiche.

Sala 8: Ignazio da Loyola e i Gesuiti a Tivoli

Non tutti sanno che la famosa “compagnia di Gesù”, l’ordine sacerdotale più influente dell’epoca moderna, nacque nella nostra città. Infatti , nel 1539, quando il suo fondatore, lo spagnolo Ignazio Da Loyola, sottopose il regolamento dell’ordine al papa, quest’ultimo si trovava a Tivoli e soggiornava nella Rocca Pia per sfuggire al caldo estivo di Roma.
L’8 SETTEMBRE 1549 i Gesuiti si insediarono a Tivoli presso la chiesa di S. Maria del Passo, nel Santuario di Ercole Vincitore ove si dedicarono all’istruzione ed educazione dei giovani tiburtini, grazie a loro nascerà il primo Ginnasio della città
I Gesuiti raggiunsero in breve tempo nel mondo potere e ricchezza e, poiché l’istruzione era nelle lo mani, la loro influenza aumentava quotidianamente anche in campo politico esercitando pressione presso le varie corti.                                                                                  Elena Rancu classe 1G

Sala 9: Dipinti della Rocca Pia

Questo affresco è la raffigurazione della Rocca Pia secondo la visione di Andrea Mantegna ,essendo venuto a sapere della costruzione della Rocca a Tivoli, lui decise di riprodurla nella Camera Degli Sposi che fu realizzata tra 1465 e il 1474 (ma la fece a pianta quadrata, non avendola vista).

L’ opera dl pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros non rappresentata un paesaggio reale ma può essere catalogata come un“capriccio” o “a veduta ideata”. Questo stile consiste nel comporre il paesaggio attraverso la libera combinazione di elementi reali o fantastici. La Rocca Pia è inquadrata tra lo sfondo dei monti ed il vortice delle acque del Tevere nel punto in cui il letto si divide, davanti all’isola Tiberina 

Georg Hoefnagel per comporre il suo dipinto si ispira a Gaspad van Wittel e allo spirito di Giovanni Battista Piranesi. La veduta del pittore, cartografo e illustratore, mostra una situazione compresa tra gli anni 1610 e 1621. Nella pianta è presente la Domus Caesium Familiae ( la residenza della famigli Cesi ), nell’ attuale zona dell’ ex – Teatro Italia ed ex-caffè Bracchetti, e non sono presenti le Scuderie Estensi che furono iniziate a costruire nel  1621 .
Alice D’Antoni classe 1G

Alla fine della visita, siamo saliti, attraverso le torri, da cui si possono osservare ancora le feritoie da cui si poteva sparare con le armi da fuoco, sul cammino della ronda (che serviva per controllare il territorio circostante), da cui si gode uno splendido panorama.