domenica 5 Maggio 2024

Scuol@ebook

SS1G “A. Baccelli”- IC.Tivoli 2- Tivoli centro – a.s.2022/2023

Omicidio a casa Ferrante

di admin • Pubblicato il 05 Marzo 2021 15:08:02Racconti

Racconto giallo

CAPITOLO 1

Erano le nove di mattina di un giorno piovoso e la detective Ginevra Orlando, una ragazza di 30 anni, magra e di altezza media con capelli biondi e corti, si stava recando sul luogo del delitto.
“Buongiorno De Paolis. Cos’è successo?”, chiese la detective al suo amico poliziotto.                         
“È stato ritrovato questa mattina il cadavere del figlio della famiglia Ferrante.”
“Ferrante… i proprietari dell’agenzia immobiliare?”
Lui annui, per poi andare dal suo capo. Il cadavere era stato trovato al centro del salone dell’enorme villa dei Ferrante nella quale viveva insieme al fratello Luigi, sopra un tappeto rosso che nascondeva le macchie di sangue. 
Arrivò accanto alla detective Orlando il suo aiutante Stefano Morelli, un ragazzo di circa 34 anni, fidanzato di Ginevra, alto e muscoloso con capelli castani che prendevano forma di un ciuffo.  Subito cominciò ad ispezionare la scena del crimine. Girando per la casa, i due detective, trovarono un candelabro a terra, ricoperto da gocce di sangue a cui però mancava una candela.
Al lato della stanza si trovava il fratello della vittima, Luigi Ferrante, un ragazzo di 23 anni, alto e apparentemente per nulla sconvolto:“Lei è il fratello della vittima?”, chiese Ginevra, con aria sicura e insospettita.
“Si, sono io. Voi, piuttosto, chi siete?”
“Detective Orlando e Morelli. Siamo qui per il caso di suo fratello, Carlo. Deve rispondere a qualche domanda”. Ma prima che potesse parlare, andò incontro a Luigi una figura femminile, con dei lunghi capelli castani.
“Ho saputo solo ora, e sono arrivata al più presto, mi dispiace molto per Carlo.” Disse la ragazza a Luigi e subito dopo Ginevra cominciò a fare le domande, ancora più insospettita.“Lei è sua moglie?”“No, è la mia fidanzata, stavamo progettando il nostro matrimonio.”
“E come vanno i preparativi?”, domandò la detective.
“Purtroppo si sono interrotti” rispose la ragazza, con aria turbata.
“Come mai?”
Luigi rispose, con sguardo basso: “Non abbiamo abbastanza soldi. I miei genitori hanno donato tutta l’eredità a Carlo.”
Nel frattempo Stefano, che tra i due detective era il più acuto, trovò aggirandosi per la stanza un bracciale argentato, con su scritto il nome “Luigi”. Avvicinandosi con cautela, Stefano chiese:
“Questo bracciale è il suo?”.
Rispose Luigi, un po’ stupito: “Si, è mio. Lo avevo perso.”
“Sai dirmi cosa ci faceva qui?”
“Non lo so, detective, però è normale trovare oggetti miei in casa, essendo che vivo qui”, rispose lui con estrema tranquillità.
“I miei genitori vivono ormai da un anno in America, dove anche io e Laura, la mia fidanzata, volevamo trasferirci e creare una famiglia tutta nostra. Se solo loro non avessero dato tutta l’eredità a Carlo, solo perché è… cioè, era il fratello maggiore.” 
Nell’ultima parte del discorso si intuì un disprezzo verso i suoi genitori e il loro amore per il fratello.
“Quindi, ora che suo fratello è stato ucciso, tutta l’eredità a chi andrà?”, chiese Ginevra che stava capendo qualcosa.
“Beh, ovviamente a me, dato che non ho altri fratelli.” 
I due detective si scambiarono uno sguardo; avevano trovato un movente valido, e di conseguenza il primo sospettato.




                                                           CAPITOLO 2

Dopo l’incontro con Luigi e Laura, Ginevra e Stefano tornarono in commissariato, per proseguire con l’investigazione dove già avevano ottenuto un sospettato.
“Non ci sono vere e proprie prove della colpevolezza di Luigi Ferrante”, esordì la detective.
“Sì, ma il movente c’è… È pur vero che sarà meglio fare dei controlli più approfonditi”, rispose il suo aiutante.
“Certo. Siamo sicuri che l’arma del delitto sia il candelabro trovato a fianco della vittima. Poi cos’altro abbiamo?”
“Io ho trovato quel bracciale proprio accanto al candelabro. E’ possibile che sia scivolato a Luigi mentre colpiva il fratello”, propose Stefano.
“Potrebbe. Ma lui ha detto che il bracciale lo aveva perso tempo prima, e mi sembrava sincero… sai che il mio intuito non sbaglia mai”, proseguì Ginevra.
“Hai ragione. Invece che mi dici della fidanzata di Luigi? Sai qualcosa?”
“Laura Cardinale. Proviene anch’essa da una famiglia abbastanza ricca. So che Luigi le aveva proposto di trasferirsi in America e di sposarsi lì… ma come sai, a detta di loro due, non hanno abbastanza soldi, per il viaggio.”
“Strano! Se anche lei proviene da una famiglia ricca, potevano usare il suo denaro, giusto?”, fece un’intelligente supposizione Stefano.
“Ottima osservazione. Ma sono andata a cercare di più sui Cardinale, e pare che i genitori non abbiano intenzione di donare l’eredità ai figli, bensì ai nipoti. Anche per questo Luigi e Laura volevano crearsi una famiglia tutta loro”, rispose lei.
“Allora c’è un’unica cosa da fare: convocare qui Luigi e Laura ed interrogarli. Magari otteniamo altre informazioni.”
Convocati i due fidanzati, Ginevra e Stefano, cominciarono a interrogare Laura Cardinale.
“Dove si trovava la sera dell’omicidio alle 23.30, ora del delitto?”, domandò la detective.
“State insinuando che io possa aver ucciso Carlo?”
“Signorina Cardinale, noi siamo detective, e dato che lei e il Signor Ferrante siete i più vicini alla vittima, dobbiamo interrogarvi. Quindi risponda alla mia domanda: dove si trovava la sera dell’omicidio?”, insistette la detective, che riuscì a far parlare Laura.
“Ero ad una festa. E no, non ci sono testimoni, ero da sola, volevo distrarmi un po’, Luigi mi aveva appena comunicato che non partivamo più”, rispose lei, vaga.
“Lei sa dirci se per caso se tra Luigi e Carlo c’era qualche conflitto?”
“Ovviamente. Sin da quando erano piccoli i genitori di Luigi avevano preferito Carlo, dopotutto era il primogenito. Luigi non l’ha mai presa bene questa cosa… e gli do pienamente ragione!”, sembrava sicura, ma anche ansiosa.
“Quindi, secondo lei, ci potrebbe essere una possibilità che ad uccidere Carlo sia stato proprio suo fratello, Luigi? Noi un movente valido lo abbiamo per incolparlo.”
Gli occhi di Laura si illuminarono, sbalordita disse: “Conoscendo Luigi, non penso proprio che farebbe una cosa simile, ma non so fin dove l’odio potesse spingerlo”, e con queste parole Laura Cardinale uscì dal commissariato, lasciando il posto al suo fidanzato.
“Le faccio la stessa identica domanda che ho fatto alla sua fidanzata: dove si trovava la sera dell’omicidio alle 23:30?”
“Ero appena tornato a casa dopo una breve passeggiata, che ho fatto da solo per schiarirmi le idee. Appena rientrato a casa ho trovato il corpo di Carlo sul tappeto e così ho chiamato la polizia”, rispose l’uomo, sicuro di quello che stava dicendo.
“Così è stato lei ad avvisare la polizia?!”
“Sì, esatto.”
La detective non sapeva più cosa chiedere a Luigi, perché c’erano davvero pochi indizi… ma poi le venne in mente la domanda perfetta.
“Prima la sua fidanzata ci ha detto che lei e suo fratello non eravate proprio in buoni rapporti”.
Luigi sbiancò e rispose: “Sì, non ci siamo mai voluti troppo bene. Lui era il preferito di tutta la famiglia e mi sentivo un po’ a disagio a volte”, la voce gli tremava. Mentre Ginevra continuava a fare le domande, che mettevano sempre più in difficoltà Luigi, Stefano entrò nella stanza dell’interrogatorio, rivelando una prova che avrebbe sconvolto tutto il caso.
“Ho appena ricevuto gli esami dalla scientifica”.
La detective lo guardò e subito chiese:
“E cosa dicono?”.
“Che le impronte sul candelabro non sono del sig. Luigi Ferrante… ma della vittima!”.



                                                           CAPITOLO 3

Dopo la sconvolgente notizia, i due detective mandarono a casa Luigi e loro due si fermarono a pensare come era possibile che sul candelabro ci fossero le impronte di Carlo.
“Com’è possibile? ero convinto di essere sulla strada giusta!”, disse Stefano, sconvolto.
“E’ impossibile che si sia suicidato, non abbiamo prove sul suicido perché ricadono tutte su Luigi”, esortò la detective.
“La cosa migliore è andare di nuovo sulla scena del crimine e di controllare meglio se ci sono altre prove.”
“Hai ragione! Adesso però è troppo tardi per andare a casa Ferrante… meglio andare domani mattina, ora andiamo a riposare che dopo questa lunga giornata ci vuole proprio”, disse Ginevra, con il volto stanco.
Arrivò la mattina, era una bellissima giornata soleggiata, e si scapicollarono a casa Ferrante per fare delle indagini più approfondite.
“Buongiorno signorina Laura”, salutò Stefano.
“Siamo qui per fare ulteriori controlli sull’omicidio di Carlo”, disse la detective. 
Entrarono in casa e cominciarono subito a cercare altre tracce. Passò un’ora e ancora non avevano trovato niente.
“Stefano secondo me è meglio tornare in commissariato.”
“Anche secondo me”, rispose l’aiutante, con aria delusa.
Stavano sull’uscio della porta quando Ginevra vide qualcosa vicino la credenza, dove avevano trovato il candelabro. Si insospettì e così decise di andare a controllare.
“Stefano guarda lì!” 
“Andiamo a vedere.” 
Guardarono attentamente e… erano dei guanti!!
“Wow!!!!!”, esultò contento il detective.
“Di chi potrebbero mai essere?”
“Non lo so… Dovremmo analizzarli”, disse Stefano 
“Allora chiamo subito De Paolis, così ci fa arrivare le risposte il prima possibile.” 
Dopo l’accaduto tornarono entrambi in commissariato. 
“Non ci posso ancora credere, abbiamo trovato un indizio fondamentale.”
“Lo so, ma adesso bisogna capire a chi appartengono.” 
Dopo un intero pomeriggio a capire di chi fossero i guanti Stefano disse:
“Mi è venuto un flashback!”
“Parla!”
“La prima volta che abbiamo visto Laura indossava dei guanti molto simili, quindi potrebbero appartenere a lei…”
“Adesso che ci ripenso hai ragione. La tua astuzia non sbaglia mai.”
“Comunque è sempre meglio aspettare gli esami della polizia.” 
Passò la notte e appena svegli si accorsero che, finalmente, erano arrivati i risultati.
“Avevamo ragione… dagli esami risulta che i guanti appartengono a Laura!”, esclamò Stefano.
“Sbrigati a vestirti che corriamo da Laura ad arrestarla”, disse Ginevra
“Aspetta… secondo me è meglio fargli credere che non abbiamo capito che è stata lei ad uccidere Carlo, così possiamo cercare anche altri indizi per incolparla dell’omicidio. ” 
“E come glielo giustifichiamo il fatto che siamo di nuovo lì?”, chiese la detective.  
“Le diciamo che stiamo cercando altre tracce, semplice no?!” 
“Hai avuto una brillante idea. L’allievo sta per superare il maestro!”, disse Ginevra scherzando.
Arrivarono a casa Ferrante, bussarono alla porta e Ginevra disse:
“Scusi ancora l’interruzione, solo che dobbiamo cercare altre prove… sennò non sapremo mai chi ha ucciso Carlo.” 
“Certo, entrate pure”, disse la ragazza con un filo di voce tremolante.
Entrarono in casa e cominciarono a ispezionare per bene la credenza dove avevano trovato il candelabro e i guanti. Lì non trovarono niente che li incuriosisse, solamente una scatola che però pensarono fosse una scatola qualunque, senza particolare interesse. Così abbandonarono la credenza e si diressero verso le altre stanze. Mentre loro ispezionavano la cucina, in salotto, dove si trovava la credenza, si era avvicinata Laura che, con un gesto furtivo, prese la scatola. Non fece in tempo, infatti la vide Stefano e così la fermò subito dicendo:
“Cosa stai facendo con quella scatola? Lasciala lì e non ti muovere!” 
La aprirono subito e videro che all’interno c’era un foulard pieno di sangue. I due detective si guardarono e capirono che quel foulard era la seconda prova che era stata lei ad uccidere Carlo.
“Non ti puoi più nascondere, ti abbiamo scoperta”, disse Ginevra.
“Parla e raccontaci tutto.”
Quando Laura cominciò a raccontare si sentirono delle chiavi che aprivano la porta. Era Luigi.
“Ciao amo… cosa ci fanno loro qui?”
“Buongiorno signor Ferrante, purtroppo le dobbiamo dare la notizia che è stata Laura a uccidere tuo fratello.”
“Non ci credo, non vedo le prove per potermi dire ciò”, disse Luigi sconvolto.
“Abbiamo questi guanti che appartengono a Laura e questo foulard, pieno di gocce di sangue che stava cercando di nascondere. Adesso ci crede?”
“Laura … sei stata veramente tu?”
“Sssss-iiii”, gli rispose con voce piangente. 
Dopo questa sconvolgente rivelazione di Laura, lei e Luigi si misero a litigare e intervennero subito i detective per calmare la situazione.
“Dobbiamo stare tranquilli, anche se non è facile. Adesso Laura ci spiegherà il motivo di quello che ha fatto, non è vero?”, disse Morelli.
“Sì”, rispose la ragazza.
“Come sapete non avevamo soldi per poterci permettere di partire e sposarci creando una famiglia tutta nostra, così Luigi aveva chiesto un prestito al fratello ma lui glielo negò. Così la sera, mentre Luigi si stava facendo una passeggiata, decisi di andare da Carlo e di costringerlo a concederci il prestito”, dopo un piccolo sospiro continuò: “Lui però me lo negò ancora e mi insultò anche, così, presa dalla rabbia, afferrai il candelabro e lo colpii tre volte. Mi resi conto solo dopo di ciò che avevo fatto. Presi il foulard che avevo attorno al collo e cercai di fermare il sangue, ma non ci fu nulla da fare. Per fortuna avevo indosso dei guanti che avevano coperto le impronte digitali e li nascosi sotto la credenza. Per non farmi sospettare inoltre misi a fianco del corpo il bracciale di Luigi, che si trovava sul tavolo del salone, in modo che i sospetti ricadessero proprio su di lui. Per quanto riguarda il candelabro mi resi conto che una candela era piena di sangue così la presi e la nascosi in borsa.”
“Ce la può far vedere?”, chiese Ginevra. 
“Eccola”, e così le mostrò la candela insanguinata.
“E ci sai dare una spiegazione del perché ci sono le impronte digitali di Carlo sul candelabro?” 
“Non vi so dare una spiegazione certa però lo avevo visto che stava spolverando la credenza, quindi potrebbe essere che mentre spolverava lo ha toccato”, disse la signorina Cardinale.
“Ora dobbiamo chiamare la polizia, credo che sia arrivato il momento del vostro ultimo saluto. Tutto questo non è servito ad unire le vostre vite, ma a separarvi a lungo”, disse Stefano.
Dopo pochi minuti arrivò la polizia che arrestò Laura. Il colpevole era stato trovato e i detective Orlando e Morelli avevano risolto ancora un altro caso.

Autrici: Elettra Piacentini, Martina Rossi – II F