domenica 5 Maggio 2024

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SS1G “A. Baccelli”- IC.Tivoli 2- Tivoli centro – a.s.2022/2023

Napoli for ever❤️

di admin • Pubblicato il 18 Maggio 2022 17:13:16La scuola dei Ragazzi e delle Ragazze

Il giorno 22 maggio scorso, insieme alle docenti prof.ssa Gentili e prof.ssa Cola, ci siamo recati in gita a Napoli. Un’uscita che aspettavamo da tempo, non solo perché la destinazione era desiderata da molti, ma anche perché di uscite collettive negli ultimi tempi, causa Covid, ne abbiamo fatte molto poche. E poi Napoli, non lo so, ha sempre qualcosa di affascinante, perché ricco storia, misterioso con la sua città sotterranea, scelto da molti registi come set di fiction e soap, pieno di colori, dialetti, mercati, insomma pieno di vita e di voglia di vivere. In più oltre alla guida tradizionale abbiamo avuto un accompagnatore d’eccezione, un regalo inaspettato, il nostro Dirigente scolastico, dott. Nazario Malandrino, napoletano doc, e anche Dirigente doc. .
La partenza fissata per le 8, non ha subito ritardi, e carichi di aspettative e con tanta voglia di fare, siamo partiti per quell’ora alla volta di Napoli. Il viaggio è stato piacevole, tra musica e risate e le tre ore circa di marcia, sono letteralmente volate. Giunti a destinazione, ad attenderci abbiamo trovato il nostro Dirigente e la guida, che ci hanno accolti ansiosi di iniziare il percorso. Napoli non si può visitare tutta in uno giorno, così la guida ha cercato portarci in quei luoghi più conosciuti, che potessero un po’ farci immaginare e rivivere la storia della città.
La guida prima di farci iniziare la visita vera e propria, ci ha parlato di come si è formata la popolazione in quel territorio. Ogni paese ha avuto delle influenze, degli insediamenti di altri popoli. Napoli non è da meno: si forma nel pieno tra il VI e il VII secolo con popolazioni autoctone, per poi subire l’arrivo di popolazioni che scappano dalla Grecia Interellenica, rifugiandosi lungo la Magna Grecia, intesa come Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, creando delle piccole comunità. Le prime popolazioni greche, si stabilirono nel golfo di Napoli, nell’attuale Ischia: altri poi si stabilirono nella zona dei Campi Flegrei: in questo periodo la civiltà Cumana, inizia la conquista del territorio, con le famose battaglie di Cuma e con la cacciata dei Sanniti in Campania, giunti dal Lazio e dall’Abruzzo: i Sanniti si stabilirono quindi, nella zona di Castel dell’Ovo e nel quartiere di Santa Lucia. Arrivati, i Greci, presero il controllo del territorio, cacciando gli Osci. Il termine Napoli deriva dal greco Neapolis, che vuol dire città nuova, e si distingue dall’originaria Partenope, ribattezzata poi con il nome Palepolis (città vecchia).
Il centro antico è la parte propriamente greca: il centro storico, consta di cinque quartieri. Un quartiere famoso, di cui ci ha parlato anche la guida, è quello di Spaccanapoli: un quartiere vivo, che ti mette subito in contatto con la vita pulsante della città. Si chiama così perché il centro viene spaccato in due da una strada a linea retta. Storicamente la zona corrispondeva all’antico decumano romano, la via principale della Napoli romana. La struttura di Napoli era formata da Decumani e Cardini: i decumani vanno da est a ovest, paralleli all’orizzonte, mentre i cardini da Nord a Sud lo tagliano. Il Decumano Inferiore è il quartiere Spaccanapoli, quello Maior la Via dei Tribunali e quello Superiore, la Via dei Teatri. Le mura, che hanno 2600 anni di storia, sono in tufo giallo di epoca greca. Nel 500 d.C. un terremoto scosse una parte di Napoli, quella verso Capodimonte, che franò: il fango scendendo e mischiandosi insieme all’acqua piovana, ricoprì la parte bassa della città, solidificandosi. Da qui nacque la famosa Napoli sotterranea oggi in parte visitabile. Dopo Roma, è la città con un maggior numero di beni ecclesiastici: ci sono in tutto 1719 chiese, continue ed in ogni luogo.  Piazza Bellini è una delle zone più frequentate del centro storico, anche per la presenza di sedi universitarie, del Conservatorio di San Pietro a Majella, l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Il nome della piazza è dovuto al compositore Vincenzo Bellini, che studiò al Conservatorio di Napoli. Sul lato occidentale della Piazza è possibile ammirare alcuni resti delle mura della Neapolis greca, che correvano lungo Via Costantinopoli.
I monumenti che abbiamo osservato con più attenzione sono stati altri, anche se tutti meriterebbero l’attenzione che gli spetta. Il primo che abbiamo incontrato è stato 

CASTEL NUOVO o MASCHIO ANGIOINO
L’edificio è il simbolo della Napoli storica e domina l’intera visuale del Golfo di Napoli. Fu iniziato nel 1282 e completato molto tempo dopo, da qui la fusione tra elementi architettonici medievali e rinascimentali. Il nome deriva dalla dinastia degli Angiò e da Carlo I che ne commissionò la costruzione. Successivamente venne ampliato nel XV sec. dagli Aragonesi. E’ costituito da cinque torri: al centro di quella di Mezzo e della Guardia vi è l’Arco Trionfale, con il suo effetto marmoreo.

la guida e le classi 2F, 2G, 3H

 Il TEATRO SAN CARLO ha attirato subito la nostra attenzione, perché è il primo teatro di musica e opera classica esistente al mondo. Qui sono passati personaggi come Giuseppe Verdi , Leoncavallo, Bellini e se si tende l’orecchio, all’interno si sentono per magia ancora riecheggiare le loro note, peccato che per il poco tempo non siamo potuti entrare. Il soffitto del teatro è di tela intessuta e vi sono rappresentate le Virtù della Musica: è di forma tondeggiante , con un’ottima acustica. Un incendio, molto tempo fa, danneggiò il San Carlo, Palazzo vecchio e Palazzo Reale: nella ricostruzione si realizzò anche una piazza, detta Piazza del Carciofo la Galleria del Teatro c’erano i “posteggiatori”: artisti con mandolino, chitarra, fisarmonica e voce che attendevano le carrozze dei signori non per chiedere soldi ma per farsi pagare in qualche trattoria un pasto caldo.

Il PALAZZO REALE fu costruito nel 1602 ad opera e volontà del vicerè: il palazzo avrebbe dovuto ospitare Filippo III, che a Napoli non venne mai. Fu costruito da Domenico Fontana, la cui firma fu apposta su una delle colonne di Piazza Plebiscito. Le statue della piazza furono aggiunte nell’800: ogni statua, raffigurante un re, rappresenta una dinastia che è stata nel Regno di Napoli; Ruggero il Normanno, per poi passare a Federico II di Svevia, Carlo d’Angiò, Alfonso d’Aragona, a Carlo V d’Asburgo, Carlo di Borbone, Murat ed infine Vittorio Emanuele.
La guida ci ha raccontato, per rilassarci un po’, un mito che rievoca la leggenda della nascita della zona costiera e della pastiera, tipico dolce napoletano. La storia narra che Zeus si innamorò di Partenope, metà donna e metà pesce e la volle per sé. Sua moglie Era li scoprì e punì il marito, che non volendo rinunciare alla sua amata, le mise una guardia, un centauro, Vesuvio, metà uomo e metà cavallo. Tra i due scoppiò la passione: quando Zeus li scoprì trasformò Vesuvio in una montagna e gli legò Partenope sotto che poté solo guardarlo senza toccarlo. Lei pianse in continuazione, formando con le sue lacrime il golfo: Vesuvio pianse eruttando magma rosso che raggiunse le lacrime di Partenope e su di esse si solidificò, dando vita alle isole napoletane. Così è anche la pastiera, croccante fuori e morbida dentro.

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La CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA, nasce dopo l’arrivo di Ferdinando di Borbone, figlio del re di Spagna e di Elisabetta Farnese, la quale gli affida un regno, che diventerà Regno di Napoli. Ferdinando vive nello stesso periodo storico di Napoleone e dal 1806 al 1816 con lo stesso Napoleone a Napoli, rimarrà al sicuro in Sicilia. Quando ritornò a Napoli, si rese conto che il popolo si era trovato bene con i napoleonici, quindi ribattezzò per provocazione il Regno chiamandolo delle Due Sicilie. I due bracci della chiesa rappresentano proprio le due Sicilie.

Via Cesario Console

La GALLERIA UMBERTO, è un posto surreale per i suoi tratti con il pavimento in vetro: sotto vi è il Teatro Caffè Chantal – Salone Margherita, luogo famoso per la canzone napoletana. Di sera viene illuminata e l’ambiente si riempie di magia.

Marco, la guida, gruppo alunni classe 2F
Quartieri Spagnoli
Dirigente, cast docenti accompagnatori
Pizzeria- Vitto Pitagorico
classe 3H
classe 2F

In seguito alla nostra insistenza, la guida ci ha fatto visitare la casa dove Giovanni Boccaccio ha vissuto per tredici anni: da qui si affacciava su Palazzo d’Angiò e guardava, innamorato la figlia del re di Napoli, la sua Fiammetta, che abitava lì e a cui dedicò i suoi primi scritti.
Ci ha indicato poi i resti del Tempio di Diana, con il gradino che ha destato la nostra attenzione: i soldati stanchi di sorvegliare il tempio e per passare il tempo, disegnarono sul gradino in questione una scacchiera, che ormai ha ben 2400 anni.

❤️❤️❤️🤞

La CHIESA DI SAN LORENZO è del 1268: è un insieme frammentario di stili, anche se la sua connotazione è paleocristiana. Abbiamo il gotico francese per l’abside e le cappelle, decorate con lo stile di Giotto, che si accompagna ad un forte barocco. Le colonne fanno parte dei resti dell’antico mercato romano, distrutto dal fango, mentre la facciata è diversa perché ricostruita nel ‘700. Qui si trova l’arco a botte più grande d’Europa, che la sorregge tutta.  Sull’altare di natura francese del ‘600, si trova il dipinto di Sant’Antonio, quadro salvifico.
Parlando della “Storia della Madonna” dipinta sulle pareti della Chiesa, la guida ci ha sottolineato l’importanza per i napoletani del Presepe e la presenza nel loro presepe, di una seconda nutrice con bambino, oltre a Maria. La donna si chiama Stefania e su di lei c’è una storia da raccontare. Stefania era una vergine, e come tale poteva assistere alla visione di Gesù ma non poteva stare in prima fila: ogni volta che cercava di avvicinarsi veniva allontanata dagli Angeli. Ma lei aveva saputo che Maria aveva avuto un bambino, senza incontrare Giuseppe e voleva sapere come avesse fatto, perché anche lei desiderava un bambino. Un giorno stanca di essere respinta, raccoglie un sasso da terra, lo avvolge e fa finta di avere un bambino in braccio. La Madonna vedendola, le dice che ha un bel figlio, si avvicina, lo accarezza e compie il suo primo miracolo, trasformando quel sasso in una creatura. Così Stefania, ebbe suo figlio Santo Stefano, il primo martire, colui che per primo offrì la sua vita per Cristo.
(Un’antica leggenda narra che quando nacque Gesù Bambino era davvero tanta la gente che accorreva verso la grotta per adorarlo. Vecchi, giovani e tante donne che portavano con sè i propri bambini affinché Gesù li benedicesse. Tra queste donne c’era anche Tecla, una giovane sposa che non aveva figli ma desiderava tanto averne uno. Un po’ si vergognava del fatto che non avesse bambini e, per non essere da meno delle altre, prese una grossa pietra, l’avvolse in uno scialle, pose sulla sommità una cuffietta e si recò verso la grotta portandola tra le braccia, proprio come se fosse stato un neonato.Tecla, quando fu vicino a Gesù e lo vide così bello e sorridente, si inginocchiò e dall’emozione scoppiò in un pianto dirotto. Maria notò la scena e, quando la ragazza si alzò per ritornare a casa, si avvicinò e le chiese: «Tecla, che cosa porti in braccio?». E lei rispose: «Allatto un figlio maschio».Allora la Madonna, che aveva letto il suo grande desiderio, le disse: «Avvicina al seno tuo figlio e allattalo». Tecla si sentì scoperta ma obbedì e tanto fu lo stupore quando sentì agitarsi il suo fagotto. Maria commossa le disse ancora: «Da questo momento il tuo desiderio é stato esaudito e la tua pietra é diventata un bel bambino». Tecla scostò lo scialle che avvolgeva la pietra e con meraviglia vide il miracolo che era stato compiuto per lei: tra le braccia aveva il suo primo figlio.
«Ricordati però», le disse ancora Maria, «che egli é nato da una pietra e morirà a colpi di pietra». Quel bambino fu chiamato Stefano, divenne discepolo di Gesù e fu il primo ad affrontare il martirio.E’ per questo che nel presepe la donna col bambino in braccio, posizionata nelle vicinanze della grotta, è una figura molto importante. Viene chiamata Tecla, ma anche Stefania o Anastasia, e rappresenta tutte le donne che con la forza del loro amore riescono a smuovere il mondo così come lei riuscì a dare vita alla pietra)
La guida ci ha portato poi, di fronte ad un’altra raffigurazione, questa volta di Gesù, per raccontarci una storia tra realtà e leggenda, dello scrittore Celano. Il Cristo tiene una mano sul fianco e l’altra tecnicamente sul cuore. Nel ‘600 i ladri entrarono in chiesa e rubarono l’oro e per spartirselo, tirarono a dadi: per due volte uno dei ladroni perse e prese sempre meno oro degli altri. Quando perse per la terza volta, si arrabbiò, si alzò prese il coltello e colpì il Cristo. Il Cristo con un movimento spostò le mani sulle ferite. La storia lascia a bocca aperta, e si può anche non crederci: sta di fatto che sul retro del quadro c’è effettivamente un taglio netto, che per chi ha fede lascia pochi dubbi.

Alla fine del percorso, mi è dispiaciuto dover andare via: Napoli è una città entusiasmante, vivace, una di quelle che ti abbraccia. La gente è allegra, simpatica, pronta al turista e gentile, un po’ come Roma. C’è è molto da vedere e tanto da assimilare, sicuramente tornerò presto a sbirciare nei cortili, a spiare negli angoli, a guardare gli scorci per scoprire quella Napoli segreta, lontana dai monumenti famosi, ma ricca di storia. Per adesso grazie e arrivederci a presto.

GIULIO RICCI IIF